Caruso 3 Aprile 2025

 

TAVOLA ROTONDA: I FAÇONISTI DEL LUSSO

Marco Angeloni _ CEO Raffaele Caruso Spa

Ercole Botto Poala_ CEO Gruppo Reda

Marco Cardinalini_ CEO Cardinalini Spa

Claudio Delunas _ CEO and Founder Idee Partners Srl

Franco Martorella _ Vice Presidente and Founder Pattern Spa

Niccolò Ricci _ CEO Stefano Ricci Spa

Fare sistema per affrontare il cambiamento: i messaggi della filiera alla Tavola Rotonda di Soragna

Il 3 aprile 2025 l’azienda Caruso, gioiello dell’artigianato sartoriale italiano, ha ospitato un incontro che ha saputo superare la semplice formula del convegno. Una tavola rotonda autentica, ricca, viva, capace di rappresentare le tensioni, le sfide e le speranze della filiera del lusso italiana. A Soragna, imprenditori, manager e protagonisti della manifattura si sono incontrati non solo per condividere riflessioni, ma per costruire un dialogo nuovo, necessario, urgente.

Un'industria che chiede ascolto

A inaugurare il dibattito è stato Marco Angeloni, che ha aperto le porte della sua azienda e del suo cuore. “Spero che i nostri clienti capiscano che il loro futuro siamo noi”, ha detto con chiarezza. Un appello diretto alle maison: il tessuto produttivo italiano, fatto di aziende piccole e medie, regge il peso dell’eccellenza, ma chiede stabilità, riconoscimento, condivisione di strategie. Angeloni ha descritto con trasparenza le sfide quotidiane: picchi produttivi da gestire senza distretti di supporto, qualità costante nonostante l’incertezza della domanda, e la necessità di reinventarsi ogni stagione. Un equilibrio delicato tra sartoria e industria, tra artigianato e visione manageriale.

Le parole che fanno rete: trasparenza, flessibilità, valore umano

Ogni relatore ha portato un tassello. Ercole Botto Poala ha condiviso la sua visione da monte della filiera, rimarcando come il mondo stia andando verso personalizzazione e lotti piccoli: “O ci adattiamo o ci salutiamo”. Ma adattarsi non basta, serve cultura, serve attenzione al linguaggio, serve capacità di guidare il cambiamento con empatia. Franco Martorella (Pattern) ha sottolineato le “ipocrisie del sistema”: investimenti in compliance richiesti dai brand non sempre ricambiati da trasparenza o coerenza. Il rischio? Che le aziende italiane, per sopravvivere, entrino in guerre di prezzo autodistruttive. Martorella ha lanciato un monito: “Non cediamo a compromessi, facciamoci valere come sistema”.


Il valore della visione industriale e generazionale

L'esperienza di Marco Cardinalini ha evidenziato come l'ingresso strategico di un cliente francese nel capitale abbia rappresentato un volano per la crescita della sua azienda. Un modello virtuoso di come le sinergie possano generare stimoli innovativi e una solida struttura, mantenendo al contempo l'indipendenza: "La partnership ha rappresentato un vero cambio di mentalità. Inoltre, la rete di Confindustria Moda ci ha dato l'impulso decisivo per una crescita mirata". Un ulteriore elemento chiave sottolineato è il valore cruciale di un passaggio generazionale gestito con lungimiranza, dove competenze e responsabilità siano chiare e si integrino reciprocamente. Una transizione ben condotta non solo è possibile, ma può rappresentare un autentico motore di rinascita per il tessuto delle piccole e medie imprese.

Costruire identità forti: marchi, distribuzione, artigiani

Niccolò Ricci ha portato l’esempio della trasformazione di Stefano Ricci da faconista a marchio globale, fondato su tre pilastri: qualità maniacale, distribuzione selettiva e visione a lungo termine. Ha sottolineato l’importanza di coltivare relazioni dirette con i clienti e supportare i piccoli produttori: “Sono quelli che ti aiutano nei momenti di difficoltà. Non lasciateli indietro”.

Anche Ricci ha parlato di internalizzazione strategica: gioielleria, sartoria, distribuzione. L’obiettivo? Mantenere il controllo sulla qualità e sulla narrazione del marchio.

La pelle, la Francia, il rischio della finanziarizzazione

Claudio Delunas ha offerto una lettura lucida e coraggiosa: ex manager LVMH, oggi imprenditore nella pelle, ha evidenziato lo squilibrio crescente tra brand multimiliardari e filiera produttiva. “Hanno imparato a estrarre valore da noi. Ma ora le loro stesse scelte li mettono a rischio. Se perdono la filiera italiana, perdono il loro business”. Ha auspicato un ritorno al saper fare vero, alla formazione dei nuovi artigiani, e a un sistema che premi davvero chi costruisce valore sul territorio.

Serve un sistema, non un arcipelago

Il tema ricorrente, rilanciato più volte anche da Botto Poala, è stato quello della necessità di fare sistema. Ma in Italia, dice Botto Poala, “l’imprenditore è un soggetto particolare, spesso troppo attaccato al possesso e poco disposto a condividere visione”. Eppure, l’unica strada per non soccombere è aggregarsi, creare massa critica, costruire alleanze industriali e politiche che abbiano peso in Europa. Martorella ha confermato: “Oggi riceviamo richieste da piccoli imprenditori che vogliono unirsi a un progetto più grande. È un segno positivo: finalmente si capisce che insieme si è più resilienti”.

Il senso di Antia: ascoltarsi, contaminarsi, crescere

A chiudere l’incontro, il presidente Dussini ha voluto sottolineare il valore di questi momenti: “Antia è uno spazio di confronto vero, dove si può parlare liberamente. Dobbiamo moltiplicare queste occasioni, abbiamo bisogno di più connessioni, più contaminazioni, più visione comune”. Una promessa: quella di continuare a costruire questi tavoli, per dare voce ai produttori, ai giovani, ai marchi che vogliono essere parte attiva del cambiamento. Perché solo facendo sistema, si può continuare a far sognare il mondo con un prodotto autenticamente italiano.


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